Antonia Vita Pinardi di professione si occupa di gestione societaria: è laureata in economia e commercio e quindi maneggia numeri. Una cosa molto difficile, insomma: o quanto meno complessa. Ma anche montare (bene) a cavallo può essere molto difficile, o quanto meno complesso, eppure lei lo fa sembrare facile… nel senso che la sua equitazione è fatta di sobria eleganza, di consistenza non appariscente, di equilibrio non esibito, di stile semplice. Sia che stia affrontando una gara da un metro sia un Gran Premio a cinque stelle.
La sua carriera agonistica importante prende avvio nel 2012 con i primi concorsi internazionali ma è dal 2022 che l’amazzone romana (in realtà nata a Napoli, senza peraltro avervi mai vissuto) si è imposta all’attenzione generale prima con la vittoria del Campionato d’Italia amazzoni su Glasgow e poi con una serie di ottime prestazioni nel 2024 in Gran Premi importanti su Antina van het Merelsnest Z e Inostello, fino ad arrivare al 9° posto nel Campionato d’Italia assoluto lo scorso aprile a Cervia in sella a Los Angeles. Come effetto di tutto questo tra qualche giorno Antonia Vita Pinardi parteciperà per la prima volta nella sua vita allo Csio di Roma: il sogno di qualunque atleta italiano.
«Io sono molto metodica sia di carattere sia nel lavoro: mi piace fare programmi e per quanto possibile prevedere quello che può accadere. O meglio, fare in modo che tutto vada secondo il programma».
E se qualcosa non va come deve?
«Ecco, allora mi agito un po’… però quello è anche il momento in cui in realtà riesco a rendere al meglio perché sono consapevole che per rimettere tutto in ordine devo impegnarmi più del necessario».
Tra meno di una settimana lei parteciperà per la prima volta nella sua vita allo Csio di Roma…
«Tutti mi hanno suggerito di non avere grandi aspettative: se vai malissimo non ti preoccupare, è normale!».
Ma a prescindere da questi consigli così rassicuranti, lei come si sente alla vigilia di un appuntamento del genere? Sensazioni, pensieri, riflessioni…
«Ovviamente è una grande gioia, un concorso a cui arrivo dopo tanti mesi di preparazione, tante gare che mi hanno avvicinato a una possibilità del genere. Mi impegnerò per dare il massimo, ma nello stesso tempo per godere al meglio di un momento così speciale. Diciamo che è un punto di arrivo, ma sinceramente mi auguro che nello stesso tempo possa rappresentare anche un punto di partenza».
Nel corso delle ultime stagioni lei è stata protagonista di una serie di bellissime prestazioni.
«Devo riconoscere che sono rimasta felicemente sorpresa dalle gare che mi è capitato di fare… Tutto questo mi è stato permesso da cavalli straordinari: sappiamo molto bene che nel nostro sport è il cavallo che permette al cavaliere di valorizzare al meglio le sue capacità».
Verissimo, però lei ha seguito una parabola che è andata in crescendo fin dalle sue prime esperienze agonistiche, e con diversi cavalli: come se la sua crescita personale e di amazzone determinasse anche la crescita del livello dei suoi cavalli.
«Diciamo che i cavalli che sto montando adesso forse dieci anni fa non li avrei montati allo stesso modo. E poi sono cavalli adatti a me, alla mia fisicità, al mio modo di montare, e li ho scelti anche per questo: sarebbe molto presuntuoso da parte mia pensare di poter montare qualunque tipo di cavallo… ».
Parliamo allora di loro, dei suoi cavalli.
«Il primo che mi ha permesso di fare da young rider gare di un certo livello per l’età che avevo è stato Carlson. Poi quello dal quale è partita la serie delle gare più importanti è Glasgow, quindi è arrivata Antina che per me è stata una cavalla eccezionale: lei mi ha dato soprattutto la possibilità di sbagliare e capire allo stesso tempo che nulla è irrimediabile. La possibilità di sbagliare e quindi di imparare dai nostri errori è fondamentale per il processo di crescita sia di atleti sia di persone. Inostello è arrivato in febbraio dell’anno scorso ed è il cavallo che mi ha permesso di fare le prime esperienze nei Gran Premi più difficili».
Los Angeles in questo momento è forse il cavallo più in vista.
«Sì, lui è arrivato nella mia scuderia in aprile dell’anno scorso, è un cavallo di qualità indiscutibile. Aveva già fatto gare importanti negli Stati Uniti (montato da Brian Moggre, n.d.r.), poi è stato trasferito in Olanda ed è lì che io l’ho acquistato. Avendo sia Inostello sia Antina all’inizio non gli ho messo troppa pressione: ho cercato più che altro di instaurare con lui un buon rapporto di conoscenza reciproca e ho potuto farlo con calma, senza fretta, grazie agli altri due cavalli. Da settembre in poi ho avvertito una crescita molto consistente del nostro essere binomio. E comunque una cosa è certa: un gruppo di cavalli come quello composto da Antina, Inostello e Los Angeles io non l’ho mai avuto».
Della loro gestione se ne occupa lei? È aiutata da qualcuno?
«Sì, li gestisco io nella nostra scuderia, abbiamo un’azienda agricola sul lago di Bracciano, una cosa molto familiare. Mia mamma ha montato a cavallo a livello amatoriale ma comunque facendo gare e concorsi, suo marito è Marco Polettini (veterinario di notevole prestigio, n.d.r.) quindi tutta la parte diciamo sanitaria è di sua competenza e da questo punto di vista Marco mi ha insegnato tantissimo. Tecnicamente mi aiuta Luca Coata, noi siamo grandi amici fin da ragazzini, le nostre scuderie sono molto vicine e poi cerchiamo per quanto possibile di fare gli stessi concorsi».
Lei ha iniziato a montare a cavallo molto presto?
«Fin da bambina. Ho fatto una carriera da juniores e young rider molto nella media, non sono mai stata un prodigio… Ho sempre considerato il montare a cavallo come una cosa molto bella nella mia vita, ma contemporaneamente ho studiato, lavorato, fatto altre cose… Per tanti anni mi ha seguito Andrea Bracci, poi ho fatto anche qualche piccola esperienza in Belgio e in Olanda».
Con qualche personaggio in particolare?
«No, nessun nome di grido: sono stata in scuderie dove si lavorava molto, dove si allevava e dove c’era una grande circolazione di cavalli. Posti dove si impara, dove si fanno esperienze importanti. Sono convinta che una buona gestione dei cavalli determini una percentuale molto consistente del loro rendimento sportivo, al di là degli aspetti puramente tecnici, del lavoro, della preparazione: quindi ho cercato di imparare il più possibile da questo punto di vista».
Come organizza il lavoro quotidiano dei cavalli a casa?
«Niente di speciale. Ho la fortuna di avere cavalli molto bravi… Del resto io penso che quando i cavalli sono di un certo livello non c’è molto da fare o inventare. Per loro stare a casa deve essere quasi un momento di relax, di distrazione rispetto ai fine settimana di gare e concorsi. Stare in paddock liberi e in serenità: ecco, questo è importante».